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Visualizzazione dei post da 2016

Jose Molina : "uomini e altri Demoni" in Galleria Deodato Arte Milano.

La sterpaglia del delirio e del mito. La natura sacra e segreta dove si raccolgono le azioni e i desideri del puro uomo naturale. I mali del mondo che potremmo perfino, vedere e risconoscere anche nella vita quotidiana, se solo i nostri occhi avessero la capacità di sceverare il minuscolo.  E' questo che mi viene in mente, dopo tutti questi anni, a proposito dell'artista Jose Molina.  Ho sempre pensato, che nella sua produzione artistica ci sia qualcosa di impudente e affligente. Qualcosa che va oltre la mera rappresentazione estetica, qualcosa che ha una vibrazione così forte, così urgente, tanto urtante. Si, urtante. Perchè come scrissi qualche anno fa, il tratto pittorico di Josè non è fatto per coloro che si affidano all'arte ancora con le idee del bel dipingere.  Ma piuttosto scardina ogni mente umana mostrandoci il misterioso intriseco che irresistibilmente attrae. Scrivo di nuovo sul lavoro di Josè, dopo un interruzione di quasi un anno, in occasione de

Libero Ai Wei Wei. Liberi tutti.

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Ho sempre pensato , con indubbio candore, che l' arte non dovesse erigersi a manutengolo di una fazione politica ne tantomeno semplificarsi in banali e malconce denunce sociali senza una consapevolezza d utilizzo dello strumento arte come parola. Questa bizzarra convinzione l ho maturata col tempo, approcciandomi dopo anni di studio d arte antica o classica, fate voi, all'arte moderna e contemporanea in cui sembra essersi persa una certa bussola d orientamento in quello che potrebbe essere definito "il bello per il bello". Mi sono ampiamente scontrata con me stessa in questi anni, avviandomi,a tratti, verso una quasi chiusura nei confronti di molti artisti contemporanei ai quali, quasi per preconcetto non ho mai indagato sino in fondo. Ma oggi sono qui a scrivere di Ai Wei Wei, che con qualche mio professore della vecchia scuola, ho quasi imparato a demonizzare senza conoscerlo. Errore gravissimo, alla quale poche settimane fa, sono riuscita a porre rimedio.

Tribute in Light. 11 Settembre memorial by Paul Myoda.

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Il terrorismo uccide. Il terrorismo ha ucciso. Il terrorismo può uccidere ancora. É questo il mood di oggi, mentre si avvicina quella data indicibile e indimenticabile, non solo per gli Americani che é l'11 settembre. Un nuovo mostro inventato, nutrito, allevato come una serpe in seno é questo maledetto e instabile terrorismo che ci viene a sorprendere fin dentro le nostre case, fin dentro le nostre anime. Un'invenzione tanto reale da far male soprattutto nei ricordi di chi un pezzo di cuore l ha perso quell undici Settembre. Il patriottismo americano, in passato l ho sempre trovato a tratti stucchevole.. sono degli yankee, figli di una terra senza storia e l'unica storia che hanno sempre conosciuto é stata la conquista, il sopraffare le altre civiltà per imporsi e alla fine quasi deporsi. L ho capito con il tempo, abitandolo questo grande, grandissimo Paese, che loro meglio di noi invece sono figli di grandi uomini dagli altrettanti valori patriottici da Roosevelt a

Plastic Resonance. Solo Show di Francesca Pasquali at Leila Heller Gallery New York city.

Il Favoloso mondo dell'artista Francesca Pasquali  é arrivato a New York city. Finalmente qualcosa di bello, di interessante, di veramente artistico arriva in America dalla nostra bella ma stanca Italia. Sì é aperta difatti ieri alla Galleria Leila Heller in Chelsea il solo show di Francesca, "Plastic Resonance". Ed ovviamente io non potevo mancare a questa nuova consacrazione dell'artista Bolognese.  Dopo la mostra di Londra, nella sede inglese della Tornabuoni Gallery, il percorso di Francesca si muove in giro per il mondo portandosi dietro la bellezza dei suoi colori, dei materiali plastici e tattili che ti fanno venire voglia di toccarle queste opere cosi belle, così nuove, così diverse. Qualcosa che va oltre il contemporaneo, qualcosa di più simile ai grandi pionieri del passato che vanno oltre la tela non dimenticando mai la struttura e la tradizione artistica, ma semplicemente la superano e in alcuni casi , superando loro stessi.  Le opere di Francesca P

Francesca Pasquali - Plastic Resonance- Leila Heller Gallery New York

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Il Favoloso mondo dell'artista é arrivato a New York city. Finalmente qualcosa di bello, di interessante, di veramente artistico arriva in America dalla nostra bella ma stanca Italia. Sì é aperta difatti ieri alla Galleria Leila Heller in Chelsea il solo show di Francesca, "Plastic Resonance". Ed ovviamente io non potevo mancare a questa nuova consacrazione dell'artista Bolognese. Dopo la mostra di Londra, nella sede inglese della Tornabuoni Gallery, il percorso di Francesca si muove in giro per il mondo portandosi dietro la bellezza dei suoi colori, dei materiali plastici e tattili che ti fanno venire voglia di toccarle queste opere cosi belle, così nuove, così diverse. Qualcosa che va oltre il contemporaneo, qualcosa di più simile ai grandi pionieri del passato che vanno oltre la tela non dimenticando mai la struttura e la tradizione artistica, ma semplicemente la superano in alcuni casi , superando loro stessi. Le opere di Francesca Pasquali sgusciano fuori d

Dear Mum, sono andata a New York ed ho incontrato Matthew Barney.

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Dear Mum, Sono andata a New York ed ho incontrato Matthew Barney. É proprio così che dovrebbero iniziare un certo tipo di fiabe. Quelle fiabe da le pan quotidian in cui non l unico principe azzurro ammesso è IL fato. Ho sfidato il fato tante volte, l ho raggirato, l ho affrontato finche non ha deciso di arrendersi alla caparbia di una come me, devota ma senza costanza. Ho incontrato Matthew Barney, è uno di quei titoli che fa molto film all italiana degli anni '80. Quei film irriverenti in cui il sogno é incontrare o sposare Simon Le Bon. Io ho aspettative più modeste. Non lo voglio un Simon Le Bon, tra i due di cool basto io. Io preferisco degli incontri magari fugaci, brevi ma intensi. Per tutta la storia della mia vita,passata nel mondo dell'arte, posso con cognizione di causa iniziare ad alzare sempre di più la media delle mie aspettative. Adesso scrivo abbraccio senza pero urlare.. qui nella terrazza dell Americano, la vista é bellissima e la musica urla più di me,

Salvatore Scarpitta @Basel 2016 courtesy Tornabuoni Arte

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Art Basel, l'irresistibile, l'irrefrenabile, la fiera dalle nuove e vecchie scoperte anche quest'anno ha aperto le sue porte. Tante le nuove scoperte, pochi i massacri, tantissime le meraviglie. Mi sono persa per poi ritrovarmi con nuove figurazioni e nella scoperta di artisti, da me, poco indagati la cui storia e il cui percorso sono tanto affascinanti da far sì che la mente si apra a nuove prospettive. Eppure quest'anno me ne sono andata in giro parecchio tra fiere e mostre sparse quà e là tra oriente e occidente, per poi ritrovare a Basilea una nuova meraviglia nelle opere e nella storia di un grande artista italiano : Salvatore Scarpitta. Presentato nella kermesse svizzera dalla Tornabuoni Art Gallery, Salvatore Scarpitta scardina ogni logica convenzionale e parafrasando le parole di Germano Celant : egli é l'artista che per la prima volta porta la realtà nell'arte e viceversa. Potrebbe per molti, sembrar difficile, concepire le "macchine"

A proposito di... il Fenomeno Deodato Arte

Nuovamente ho abbandonato il mio blog, e non perchè non avessi nulla da dire, ma  perchè al solito sono devota ma senza costanza. Tuttavia da un paio di settimane mi è venuto da pensare, che noi tutti, oggi, italiani o no, se si escludono alcuni del mestiere, o pochi artisti o altrettanto eletti, abbiamo dell'arte un immagine non messa a fuoco, piuttosto sbiadita, collegata non so a quali pensieri di grandezza, sicuramente pensieri che sono ben lontani dai concetti di grazia e armonia. Qualcosa di più simile ad un fenomeno, che non importi quanto duri, si tratti di meteora o stella fissa. Qualcosa che si allontana dalle tensioni dei nostri giorni, dalle asprezze, dalle disarmonie e dalle violenze, insomma dall imperfezione dell'epoca in cui viviamo. E ciò, a pensarci bene, non mi sembra poi così tragico, sicchè ho sempre sostenuto che l'arte non abbia una funzione politica, finisce per averla, per la sua bellezza, la sua grandezza e questo ce lo hanno insegnato Michela

Impronte di un anima a colori. A tu per tu con Manuela Manes

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Ho sempre pensato, con indubbio candore, che Wim Wenders avesse ragione nel sostenere che la vita sia a colori seppur la realtà in bianco e nero, così come ho sempre pensato che nel corso della storia di tutte le arti il colore con ogni sua sfumatura fosse fondamentale per un'opera d'arte fino ad arrivare all'idea di innamorarmi di opere d'arte quasi prive di immagini e cariche di sentimenti a colori. E quando scrivo ciò non mi riferisco solo a quei grandi artisti astratti dei secoli scorsi come Rothko, Clyfford Still, Pollock ecc ecc, ma mi riferisco a quegli artisti contemporanei con i quali, fortunatamente, giorno dopo giorno ho la fortuna di approcciarmi. L'artista Manuela Manes, è tra loro, la quale dipinge con forza i sentimenti e le emozioni della sua anima solo attraverso il colore. La sua pittura astratta è fatta di colori che vengono da sue esperienze, stati d'animo personali rendendo ogni opera una mappa emotiva nelle quali lascia un po' del

Da Armory Week a Miart con gli artisti di Piero Atchugarry Gallery. Part 2

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Mancano pochi giorni all'apertura della nuova edizione di Miart 2016, tanto alte le aspettative, che senza ombra di dubbio verranno ampiamente accontentate. Il Miart è la fiera per eccellenze in Italia, e non me ne voglia Bologna che ormai è stantia con i fianchi un po' molli, ma Miart brilla di una luce diversa, più nuova, più seducente, più internazionale. Abbiamo constatato che molti anzi troppi artisti italiani in cui magari riponiamo ogni giorno tante speranze, una volta varcato il confine non esistono, hanno un presente talmente piccolo che se li cercate nei risultati delle aste il nome ve lo porta come un errore. Per fortuna però Miart, la fiera della bella Milano, si guarda oltre e indaga finalmente gli artisti del panorama internazionale che hanno un vero presente, e mi riferisco in questo caso a Brookhart Jonquil, giovane ma ormai affermato, artista americano che ho avuto modo di conoscere personalmente un mese a incontrare all'art fair Pulse New York, alla qu

Da Armory Week a MiArt con Piero Atchugarry Gallery. Parte 1

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Qualcosa finalmente arriva a Milano, dal Macrocosmo dell'arte internazionale, direttamente per il pubblico di Miart : Artur Lescher. Nato a San Paolo in Brasile, inizia il suo percorso artistico nel 1983. Dedito alle grandi opere monumentali e soprattutto plastiche, Lescher ci permette di viaggiare seppur restando immobili dentro le sue opere d'arte. Come le vedute ottocentiste, le grandi opere di Artur Lescher predominano lo spazio che abitano. Artista plastico, dalle grandi opere monumentali, Lescher ci insegna con le sue opere che l'arte ha luogo nei luoghi. E' così che ogni sua opera si origina dai giardini pittoreschi, dal vedutismo ottocentista, ed è anche il luogo dove si esplica l'esperienza spettatoriale di massa che tanto mi porta alla mente quel gran genio di Walter Benjamin, che non so voi ma per anni ne divorai ogni parola scritta. A suo dire, e mi riferisco a Benjamin, la pratica dello spazio è per l'appunto un'appropriazione tattile più

UNTITLED

Ho sempre pensato, con indubbio candore che si fosse fatta un po' di strada nel tentativo di migliorare l'inclinazione al cattivo gusto. Tuttavia son bastate un paio di ore trascorse ad Arte Fiera Bologna per capire che evidentemente mi sbagliavo! A quanto pare, si può ancora credere che tutto ciò che è curioso, malfatto, diverso dalle consuete iconografie, tutto ciò che è bizzarro possa essere considerato "opera d'arte". Ma dopo un giro fugace cosa rimane al pubblico di questa grassa signora dalle opere ormai desuete e altre malfatte, che è Arte Fiera Bologna?. A me è rimasto poco e niente. Più poco che niente. Se devo essere sincera, mi sono persa senza ritrovarmi tra un'accozzaglia di gente e malfatte opere d'arte. Sedicenti direi. Ho trovato anche uno stranito Lapo Elkann, che nonostante tutto tra la belle opere d'arte c'è cresciuto, ed in fondo il cattivo gusto lo riconosce anche lui. Del resto però il cattivo gusto ha vinto trionfante nella

Se una sera d'inverno, l'emozione del cibo non fosse arte?

Una sera d'inverno. Questa sera d'inverno io mi sento come Marcel Proust inebriato dalle sue petites Madeleines... Inebriata da delizioso piacere senza nozione di causa, mi pare così scrivesse lui. In uno di quei libri che è un must  : Dalla Parte di Swann. Ho sempre pensato a Proust come ad un guardone, quando avevo 15 anni e leggevo compulsivamente "all'ombra delle fanciulle in fiore". Il fatto che ci misi altri 4 anni a leggere tutto, e poco d'un fiato, Alla ricerca del tempo perduto, è un'altra storia. Perché io stasera mi sento come lui, la domenica mattina nella camera di zia Leonia a far morire i sensi del palato di piacere, tanto da sembrargli illusoria pure la brevità della vita, tanto dal peccato di gola era assalito. Piacere trovato in una sola, piccola e paffuta Madeleine. Che assurdità,  potreste pensare, ridurre Proust ad una madeleine ... Che assurdità penso io, invece, se vi riempite la bocca di food blogger, food excelent , e qualsiasi