Mussolini o Armory Park Avenue?

Di recente non scrivo sul blog, perché non riesco a mettere insieme una frase d'esordio che sia d'effetto. Una di quelle frasi che mi faccia venire la voglia di rileggermi, già dal primo rigo. Eppure, ed ultimamente lo uso spesso, quasi ad intercalare, avrei una decina di argomenti su cui scrivere, nonostante il lavoro si accumuli e i viaggi si moltiplichino. New York. New York. Ho ancora il jet lag nella testa e nel fisico, davvero stanco , per queste ultime tre settimane. Ma dire che sono stressata, mi sembra un offesa, a tutti gli altri che vivono precari e infelici senza passione. Certo è, che ultimamente sono precaria anche io. Imprevisti, deviazioni, spostamenti, ritardi, traslochi da iniziare, altri da finire. Un caos stanco ma convulso, un insieme di entropia e sintropia. Ordine e disordine, in cui però Manhattan continua ad essere una costante. 
Una costante fatta di poche ma solide certezze, come Armory Park Avenue che i primi di Marzo di ogni anno, diventa uno show coadiuvato dall'associazione degli Art Delaer D'America. 
Ebbene sì, perché potranno anche essere degli Yankees, dei gretti conquistatori di terre facili, dei guerrafondai ignoranti senza rinascimento, illuminismo, rococò, barocco, ecc ecc , ma sul lavoro, la gestione dei propri ruoli, il lavoro in team e vattelappesca , sono una spanna davanti a noi, tanto da lasciarci indietro anni luce. Loro sono avanti e vivono già Altrove, mentre noi, ancora stiamo qui a litigare per questo pianeta terra che conosciamo a memoria. 
Forse l'esempio non vi sará chiaro, ma a me sembra non faccia una piega!.
Siamo abili confabulatori noi Italiani. Pontificatori della domenica, mentre la galleria Goodman allestisce il bellissimo stand su Ettore Spalletti, la galleria Barbara Gladstone inaugura tutta una mostra su Mimmo Rotella, e Valerio Adami è tra i pochi artisti Italiani che i dealers americani hanno scelto come proposta per i giovani collezionisti. 
Per il resto rimaniamo sciagurati di noi stessi, in quest'america che ci guarda sempre meno. Tanto che non ci pensa affatto. Un po come quella vecchia storia che tanto bene avevo studiato, sviscerato, ai tempi dell'universitá e raccontava di un  gruppo d'artisti  giunti nelle americhe, e quasi derisi poiche conosciuti come "gli artisti del Duce". Nessuno li voleva questi Carrà e Morandi, tanto per citarne alcuni, che Sabatello, portò negli Stati Uniti, riducendo l esperienza quasi ad un massacroper tutti questi della Scuola Romana, rifiutati da un'America che li identificava solo , come gli artisti di Mussolini. E per questo immeritevoli di ogni sguardo. Ci vollero quattordici anni prima che , questi artisti, venissero riabilitati, o forse solo depoliticizzati o politicizzati diversamente, e almeno due anni in piú prima che Alfred Barr, si rivolgesse a loro con nuovi occhi, liberandoli definitivamente da quel neologismo nazionalista conferitogli da Sabatello. D'altro canto, leggendo Barr, sembra proprio che l'arte italiana del tempo, fosse schiacciata dal presente dell'arte parigina ed il passato dell'arte italiana stessa.
Una situazione, che  senza duci, e senza non pochi inciuci , sembra quasi coglierci di nuovo, di tanto in tanto. Ma d'altro canto, quail sono davvero gli artisti Italiani contemporanei su cui vale la pena investire oggi?.
Quali  quelli che per merito e ingegno meritano davvero aiuto, sostegno e investimento?. E non parlo di artisti come Pistoletto, Fontana, Burri, mi riferisco a giovani e meno giovani artisti, italiani s'intende che possano dare seguito a questa parte di storia dell'arte Italiana. Quella che si legge sui libri, e ci insegnano tra i banchi di scuola. Quella che aveva scoperto, sostenuto e mandato in America Mussolini. Quella che dovrebbe venire subito dopo le avanguardie degli anni sessanta e settanta, rimediando al vuoto generazionale dei decenni a seguire. Perchè ciò che viene di seguito è un buio cosmico, che  non ha nulla di trascendentale, ed io lo intendo letteralmente, perchè a parte qualche estroflessione di piú ,una poesia visiva e cinetica in meno,quello che è arrivato è stato uno scimmiottamento letale e convulso di un retaggio storico e culturale dimenticato. Una sfacciata approssimazione di contemporaneità , mentre si regrediva verso una banale trasfigurazione estetica che continua oggi a non interessare nessuno, nemmeno loro stessi.  Una regressione post andreottiana, ma che non va politicizzata, dato che ho sentito dire una volta, che il  capo di stato eletto, è spesso  lo specchio dei costumi del popolo che  rappresenta. O qualcosa di simile. 
Certo però, che noi Italiani è un po che non ce lo eleggiamo un capo di stato. Abbiamo perso il vizio, tanto che quando ci danno la possibilita di scegliere, lo facciamo malissimo. E cosi nell'arte, imprigionati cosí nel vizio del passato, come lo furono Alfred Barr negli anni '30 del novecento nei confronti di Casorati, Campigli, Carrá, Mafai, Morandi, Sironi e tutti gli altri. 






(Opera di Hiram Powers, ideal bust 1849; Armory Park Avenue)

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