Tra Surreaslismo e Afa.

Primo Sabato di quasi estate, una giornata cielo sereno con sole e a tratti afa, tanta afa. Sotto il sole della Versilia, sotto le tende di un gazebo i discorsi vagano da un'area semantica all'altra. Si parla di  gallerie, fiere, mercanti e collezionisti, di arte ma soprattutto di storia. Perchè si sa che l'arte è qualcosa che fa esplodere la storia, la dove non c'è Storia non c'è nulla.C'è il puro movimento, puro, purissimo. Pensieri e considerazioni  vagano accompagnati dalla solenne convinzione dei mezzi di analisi e di oratoria che li accompagnano. E mentre si parla di mercati poco chiari, meccanismi osceni e artisti dalle idee obsolete con assoluto candore il padrone di casa ci pone un quesito : Chi è stato il primo pittore surrealista della Storia dell' Arte? Commensali arrivati dall'Uruguay rispondono di primo acchitto :Bosch. Risposta sbagliata, o almeno non proprio esatta. Ma perchè?
Il labirinto affascinante dell'immaginazione di Hieronymus Bosch per più secoli è stato ricondotto a varie teorie che si rifacevano alla psicanalisi, all'esoterismo, all'ideologia religiosa al demoniaco e al Surrealismo, al fine di ricercare,in quei meandri,  gli indizi reali o incerte della nevrosi, delle rimozioni sessuali, dell'iniziazione magica, della negromanzia, della demonologia medievale, dell'angoscia esistenziale e via dicendo. Forse un pessimismo dovuto al periodo della Riforma, oppure per dirla alla maniera di Breton un visionario integrale rivolto esclusivamente alle suggestioni dell'inconscio. Quelle figure fantastiche, quei mostri grotteschi, quelle architetture impossibili senza termini di confronto se non nei film di Fantascienza degli anni 80 e 90 del nostro secolo scorso, quella catena ininterrotta di metamorfosi dall'umano al bestiale e al vegetale, quella confusione di specie che proliferano nel tiepido grembo della vita dei quattro elementi, straordinariamente amplificata e gremita, quelle immagini, insomma che potevano essere lettere dai contemporanei in senso forse chiaro e diretto, si sono caricate ora di sensi oscuri e diversi che non poche volte superano i confini del possibile e del legittimo. O si sono banalizzate per piegarsi al gusto del fantastico e del razionale?. Nate nella luce crepuscolare dell'autunno del Medioevo che, come le notti bianche, indugiava a lungo sull'orizzonte delle contrade del nord, cresciute nel microcosmo di una piccola città gotica del Brabante, all'ombra della cattedrale, ma vivamente inserite nel quadro più vasto della crisi religiosa dell' Occidente e del rinnovamento della cultura, quelle immagini simboliche riflettono un'inquietudine che sconvolge, sullo scorcio del Quattrocento, gli strati più profondi della coscienza di tutta la società nordiche e che, ad un certo livello espressivo della letteratura e delle immagini, è simboleggiata dalla follia. Quindi Hieronymus Bosch è uno dei primi surrealisti o no?. Direi nì, e non per compiacere gentili commensali, rammento loro che un tanto bravo Lodovico Guicciardini ne lodò le sue invenzioni bizzarre e meravigliose,da cui venne nel suo tempo affascinato, ma d'altra parte come sottrarsi alle tentazioni del maestro delle Tentazioni. e' difficile infatti non desiderare di mettersi nei panni del suo Sant'Antonio, assediato dai mostri e da tutto un universo di visioni e di mostri che esprimono un particolare significato sui vizi e la natura del mondo, e che sono un invito alla conoscenza, che consiste agli occhi del santo, nella tentazione.
Le sue figure simboleggiano la segreta natura dell'uomo, la natura mostruosa di animale delirante che in lui si nasconde e che va rivelata. Immaginarle e dipingerle vuol dire, partecipare ad un sapere difficile, chiuso, esoterico che sia in grado di leggere le forme segrete di quella natura bestiale e che solo attraverso queste figurazioni assurde, può, affascinando, comunicarsi. Ed è per questo che il Sant'antonio delle Tentazioni ci appare non tanto tormentato dalla violenza ma quanto istigato dalla curiosità. E sembra, invitare un po sornione, il riguardante a seguirlo per quella strada, a vedere al di là del mondo sregolato della follia. Mi sembra questo il filo più adatto per penetrare nel mondo meraviglioso e immaginato di Bosch, per ritrovarvi le cose che davvero ci sono. Perchè non v'è dubbio che nel momento storico in cui visse, il tema della Follia, si era sostituito al tema della morte. La stimmatizzazione dei vizi e dei difetti umani, la disgrgazione delle virtù evangeliche che raccoglie come tesori dispersi, il suo ogettivizzarle con arguzia, fantasia e straordinaria eleganza, la sua grazia nel giocare con l'orrore, testimonia un distacco e una libertà intellettuale che non appartiene più al Medioevo. Perciò Hieronymus Bosch non è il primo surrealista della storia dell'arte, finisce per diventarlo per sentito dire nella memoria collettiva di chi ha letto ma non tutto. Di chi ha visto tanto ma non troppo. "Il primo surrealista della Storia dell'Arte è Arcimboldo". La risposta viene dritta e secca proprio dal Padrone di casa: Roberto Casamonti, che ha iniziato a collezionare a 19 anni e tutt'oggi continua senza tregua per amore dell'arte che la conosce tutta dall'antico al moderno. Non è un mercante, o non soltanto. vedo nel suo stile e perfino nelle sue movenze, nel suo spazio mentale, nella sua fisicità, qualche cosa che mi ricorda la leggerezza di cui parlò Italo Calvino nella prima delle sue lezioni americane : una qualità fatta di allegria, scherzo, profondità, generosa disseminazione di piccoli e preziosi segnali che compongono continui messaggi culturali e di vita. Gli artisti con i quali, e sui quali, Roberto Casamonti si intrattiene sono i più significativi dell'arte di ieri e di oggi, e volutamente uso il verbo si intrattiene perchè il suo è un dialogo, un'incontro con l'uomo, l'artista e l'arte che giunge al mercato e non viceversa. La forza, il candore con cui protegge le sue opere è qualcosa che oggi in pochi sono in grado di fare. Il suo occhio ma vorrei dire la sua mente sono colmi di curiosità fanciullesca verso le meraviglie dell'arte ma al tempo stesso cariche di lucidità e di quel senso critico che appartiene a chi ha vissuto una vita nello scoprire opere artisti collezionandoli e proteggendoli, e tutto ciò in una convivenza non dissociata ma armonica e compiuta e ciò lo possiamo scrutare nella grandezza dei suoi risultati, e in questo suo amore per l'arte antica, ma sopra ogni cosa per il bello.
Alla sua risposta che riguarda Giuseppe Arcimboldo, mi tornano in mente vari scritti longhiani, da cui senza posa, sin dai tempi dell'università cercai di assimilare le sfumature e i punti di vista e mi torna ancora in mente un testo in particolare in c ui Arcimboldo veniva designato come capostipite del Surrealismo e poi ancora una mostra che forse nemmeno gli annali del Moma di New York ricordano più,e che porta la firma di Alfred Barr, un'altro che studiai e a tratti contradissi, in cui l'effetto Arcimboldo veniva messo accanto alle avanguardie storiche del Novecento e avoglia a parlare su cosa centrino Picasso, Duchamp, Picabia e Dalì con l'Arcimboldo, tanto non se ne viene a capo facilmente. Fatto sta che per sbeffeggiare questi ultimi, mi verrebbe da dire che Arcimboldo è surrealista per eccellenza e non per definizione, basti pensare all' Inverno, un quadro davvero favoloso, suggestivo, fantastico, reale, surreale per il gioco che prevale. dal surrealista per definizione Dalì, ne riconosciamo subito il tratto, ma da dove viene, se non da Arcimboldo stesso? Gli si potrebbe trovare un'abilità tecnica arcimboldesca nel tirar fuori un'immagine da un'altra, non che abbia molto senso, ma dopo tutto anche Dalì era, a modo suo, un pittore di corte. della corte dei miliardari americani degli anni 30 e passa, dei quali era al servizio.
Perciò ritornando a Bosch che è molto diverso da Arcimboldo, escluderei dopo un'attenta analisi di accostarmi a lui definendolo surrealista, più realista semmai,un realista curioso e visionario, mentre do ragione all'occhio sveglio, allo sguardo arguto, e al silenzio vivace di Roberto Casamonti, perchè il lavoro di Giuseppe Arcimboldo è tutto una pre-immaginazione surrealista, ma d'altra parte non esiste nulla di nuovo, neanche le avanguardie del novecento lo furono. Ci sarà sempre qualche scritto, qualche cartiglio di secoli ormai lontani che si mostrerà a noi come una novità assoluta, più di tutte quelle assurde idee di sperimentazione fastidiose.

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