UNTITLED

Ho sempre pensato, con indubbio candore che si fosse fatta un po' di strada nel tentativo di migliorare l'inclinazione al cattivo gusto. Tuttavia son bastate un paio di ore trascorse ad Arte Fiera Bologna per capire che evidentemente mi sbagliavo! A quanto pare, si può ancora credere che tutto ciò che è curioso, malfatto, diverso dalle consuete iconografie, tutto ciò che è bizzarro possa essere considerato "opera d'arte". Ma dopo un giro fugace cosa rimane al pubblico di questa grassa signora dalle opere ormai desuete e altre malfatte, che è Arte Fiera Bologna?.
A me è rimasto poco e niente. Più poco che niente. Se devo essere sincera, mi sono persa senza ritrovarmi tra un'accozzaglia di gente e malfatte opere d'arte. Sedicenti direi. Ho trovato anche uno stranito Lapo Elkann, che nonostante tutto tra la belle opere d'arte c'è cresciuto, ed in fondo il cattivo gusto lo riconosce anche lui. Del resto però il cattivo gusto ha vinto trionfante nella maggior parte degli stand del Padiglione 25, tutti a parte quello della Galleria Barbara Paci il cui lavoro di ricerca non smette mai di seguire la linea dell'eleganza e della tradizione della buona scultura, quella seria, quella che prende alla gola e mi riferisco alle Cabeze di Javier Marin, che amai fin da subito già dai tempi dell'università. Tutto il resto nel Padiglione 25 mi ha lasciato alquanto titubante, e va bene che il mondo dell'arte è bello perché è vario, ma mi chiedo: come possa essere vario di cotanto trash?.
E al solito a questo non trovo risposta. Sempre nel padiglione 25 (o dell'avanguardia del trash) ho intravisto però un'opera che mi è piaciuta parecchio, di un'artista siciliano di nome William Zanghi. Trovo il suo lavoro, tra i tanti, il più interessante. La galleria però non rammento quale fosse, credo una delle tante anonime che ormai invadono le fiere, senza né capo né coda. Sempre in codesto padiglione mi sono scontrata contro un'altra Galleria ahimè tutt'altro che anonima, ma il cui allestimento, guardandolo l'ho vissuto come un massacro. Mi pareva più il muro del pianto, delle opere d'arte accatastate l'una accanto all'altra s'intende. Per il resto, nel bene e nel male per fortuna ho resettato il resto.
Ma cosa c'è dietro tanto cattivo gusto? Un vuoto generazionale.
Per chi si accontenta di facili spiegazioni la risposta è subito pronta. Un vuoto generazionale quindi, in cui Winchelman non è mai esistito e tanto meno la storia dell'arte quella vera. E' questo è un problema, perché la stragrande maggior parte dei "galleristi" sono lì solo per far soldi, deprezzare l'opera finchè un povero collezionista non se la porta a casa. Essere Gallerista, ormai è diventato un lavoro come un altro,e non importa se l'opera sia bella o brutta, se trasmetta o meno qualcosa, l'importante è il bollino rosso. Ad ogni costo. Per Fortuna tra tutti questi sedicenti che invadono il mercato, sopravvivono e anche bene, i Galleristi quelli veri che prima di ogni cosa l'opera la comprendono a tutto tondo. E non dico che bisogna essere colti, eruditi, ma basta che ci sia un minimo di buon senso anche per celare l'indole arraffona. Ma mentre scrivo mi viene in mente che per fortuna questi Galleristi e i loro artisti nel mercato del mondo dell'arte quello vero non esistono,e tiro un grande sospiro di sollievo, perché ciò sta a significare che c'è ancora speranza. La grande speranza che ho trovato nel Padiglione 32. Lo avevo annunciato quelche post fa, l'ho scritto su Arte In a caratteri cubitali, che tra tutte queste brutture, c'è una nuova speranza per l'arte contemporanea e si chiama Galleria Piero Atchugarry, che non vedo l'ora di rivedere a Miart.  Il lavoro di Veronica Vazquez presentato a Bologna, ha sorpreso moltissimo anche me soprattutto per l'elaborazione di una visione finalmente nuova, finalmente in linea con il mercato internazionale, perché a Bologna, a parte i mostri sacri dell'arte moderna, e a parte i soliti nomi conosciuti, tutto il resto è un Contemporaneo che internazionalmente non esiste, e lì dove esiste, vacilla. Vedremo tra un paio di settimane dal mio ritorno da New York, quanti artisti italiani saranno presenti nelle varie fiere, escludendo ovviamente le gallerie italiane che vi parteciperanno. In un centro così vivo e aggiornato di importazioni pittoriche e di eclettiche elaborazioni come la piazza di New York, vorrei vedere quanti artisti ci saranno dall'INTERNAZIONALE BOLOGNA".  Ma forse so già la risposta.....
Per fortuna il Padiglione 26 ha concesso ai miei occhi un pò di bellezza ,ma anche qui il Trash non è mancato....
Il primo giro di giostra in questa fiera l'ho fatto con il mio caro Massimo Listri, che di bellezza se ne intende parecchio e anche lui come me si sentiva a tratti come soffocare. La bellezza del quadro "CAPRI" di Piero Marussing però ci ha salvato. Di una bellezza senza tempo la donna al centro del quadro. Una bellezza da bella époque a cui fa da sfondo una Capri magica.
Una contraddizione la mia, direte voi. Invece no. E' come quando in profumeria vi fanno annusare tutti quei profumi fortissimi e per farvi riprende vi fanno annusare i chicchi di caffè. Beh, il quadro di Marussing è per me quei chicchi di caffè.
Il quadro, ovviamente si trovava nello Stand più bello, quello di Tornabuoni Arte, ed ogni critica è inutile perché ogni volta è come visitare un piccolo museo del '900. Una tradizione di famiglia la loro, di cui si sente il calore e l'energia. Perciò senza polemizzare, vorrei tacitamente rispondere ad un paio di blog che hanno "criticato" alcuni Pistoletto presenti nello stand bolognese... Beh io li ho trovati molto meno brutti di moltissime altre opere presenti nella maggior parte degli stand... ma si sa bisogna pur trovarlo l'ago in un pagliaio.... che poi ci fossero degli artisti internazionali i più bei pezzi mai visti nel mercato italiano, questo non conta, ciò che conta è criticare anche pur non avendo gli strumenti adeguati. Io mi sono fermata alla bellezza di quel Marussing che mi ha trasportata in un'isola felice salvandomi da tutto quel rumore che fa la mediocrità. Ecco come mi viene in mente di definire la maggior parte delle opere e degli stand che ho visto, più che trash, degli assordanti silenzi opachi.
Non vorrei chiudere questi appunti così rapidamente su di una fiera tanto importante per il panorama italiano, ma vorrei ricordare che sia ben chiaro che non voglio far nessuna rivoluzione, ma solo mettere per iscritto ciò che vedo tra una Fiera e l'altra. Ciò che per me però è trash, trash rimane...Eppur mi torna in mente che sempre negli stessi giorni, quanto fu bella Art Geneve!


Commenti

Post popolari in questo blog

Da Tamerlano il Grande a Der Sturm: Cinque buone ragioni per un Non Blog - Parte Prima

I raschiatori di Parquet, una nuova visione.

Courbet o il Funerale che ha cambiato l'arte.