Libero Ai Wei Wei. Liberi tutti.



Ho sempre pensato , con indubbio candore, che l' arte non dovesse erigersi a manutengolo di una fazione politica ne tantomeno semplificarsi in banali e malconce denunce sociali senza una consapevolezza d utilizzo dello strumento arte come parola. Questa bizzarra convinzione l ho maturata col tempo, approcciandomi dopo anni di studio d arte antica o classica, fate voi, all'arte moderna e contemporanea in cui sembra essersi persa una certa bussola d orientamento in quello che potrebbe essere definito "il bello per il bello". Mi sono ampiamente scontrata con me stessa in questi anni, avviandomi,a tratti, verso una quasi chiusura nei confronti di molti artisti contemporanei ai quali, quasi per preconcetto non ho mai indagato sino in fondo.
Ma oggi sono qui a scrivere di Ai Wei Wei, che con qualche mio professore della vecchia scuola, ho quasi imparato a demonizzare senza conoscerlo. Errore gravissimo, alla quale poche settimane fa, sono riuscita a porre rimedio.
E per questo ringrazio Maurizio Rigillo , di Galleria Continua, che mi ha trasportato nella Cina e nel mondo di Ai Wei Wei, che a differenza di ogni pronostico mi ha riempito gli occhi di meraviglie. 
Una nuova e meravigliosa scoperta, per me, che ho sempre guardato ai grandi come Michelangelo, Raffaello fino ad arrivare ad un più moderno Pasolini, che denunciavano la vita di tutti i giorni e dei disgraziati attraverso la bellezza, quella di ritrovarmi davanti ad una serie di eventi tragici raccontati da Ai wei wei , finalmente attraverso la bellezza.
Ci vuole poco per essere demonizzati dalle critiche, specialmente dalle critiche fatte dagli eruditi delle vecchie scuole che non guardano molto più lontano dal proprio naso. 
Per me, per fortuna c'è voluto molto meno tempo, per fare ammenda di questo mio enorme peccato che è stato il pregiudizio nei confronti di un artista che non conoscevo affatto.
E per questo, oltre, Maurizio, devo ringraziare il mio caro amico , collezionista, curioso più di un bambino e che mi ha spinto ad un interesse verso Ai wei wei. Un interesse che é principalmente il suo, e vi dirò, che conoscendo il suo buon gusto per le opere d arte, non ho esitato molto a seguirlo nella scoperta di questo artista, che è talmente avanti, da lasciarmi indietro. 

Ho imparato in poche ore a Palazzo Strozzi, che il pregiudizio è come una condanna,dalla quale, solo noi stessi possiamo liberarci. 


Tutta la mostra di Ai Wei Wei è cantico di una libertà perduta. Di antiche e accorate forme di vita, di anime che riprendono vita nel memento di opere d arte, in cui tradizione antica e modernità si fondono e il percorso della mostra si rivela un percorso nei meandri della civiltà umana. Ogni lavoro di Ai Wei  Wei é un memento di fatti personali o pubblici accaduti nel suo natio borgo selvaggio. Ogni opera è un indagine e una denuncia nei riguardi di fatti, cataclismi avvenuti in varie località cinesi, come il terremoto di Sinchuan e la distruzione da parte del Governo Cinese del suo studio a Shanghai.
E ogni opera è un idillio senza idillio di meravigliosa bellezza e ricerca.
Per la prima volta finalmente mi ritrovo davanti ad un artista, che a differenza di altri denunciatori banali e stanchi anche di se stessi, raccontano con poesia cultura e bellezza, quelle che sono le tragedie del proprio Paese.  E questo lo fa attraverso l'antica cultura cinese delle dinastie, che oggi rivive nelle sale di Palazzo strozzi, rimaneggiata, riadattata, più viva che mai.

La mostra "Libero" è un viaggio con doppio itinerario. Il primo riguarda la vita e le vicende personali di Ai Wei Wei con un richiamo forte al papá Ai Qing, che per un ventennio visse prigioniero nei campi di lavoro forzati nello Xinjiang. E ai quali Ai Wei Wei dedica alcune opere fortissime, come "Remains" del 2015.  Fossili di ossa umane, realizzate in porcellana, dedicate alla prigionia che aveva subito il padre e dove, l'artista stesso si recò trovando questi resti umani.


I problemi, quelli veri, per Ai Wei Wei, iniziano nel 2011. Lo stato Cinese, distrugge il suo studio a  Shanghai , tanto che Ai Wei Wei fa partire una campagna sui social network in cui chiedeva di prendere i resti di ciò che rimaneva del suo studio e portarli da lui. Nello stesso tempo realizza un invasione di granchi, che ha per lui una doppia valenza di significati. Il primo è il significato cinese della parola stessa quando viene pronunciata , il secondo invece, sulla simbologia  del granchio che trattiene con le branchie, come in una trappola, la sua preda dalla libertà. 



Io credo che questa diventerà una di quelle mostre che bisogna vedere e metterne il catalogo in vista sul tavolo del soggiorno, insieme agli altri immortali che sono passati di qui, come per dire ci sono stata. Forse che sì, forse che no. Imperscrutabili sono le ragioni che fanno il successo di una mostra allestita nei gradi centri d'arte, come in questo caso è Palazzo Strozzi a Firenze. Alla base, c'è l'occasione di una gita,ma soprattutto come ho detto prima, l'imperscrutabile e fra le imprevedibili ragioni che l'imperscrutabile nasconde non sempre è dato trovare quella che dovrebbe essere la ragione prima, cioè la validità della mostra in questione. Dirò subito, che nel caso attuale,qui a Firenze, il successo è da imputarsi non solo alla grazia incomparabile della bella citta Toscana, ma al fatto che la mostra Libero di Ai Wei Wei, è una mostra utile, intelligente, bene allestita. Una mostra che davvero bisogna vedere.

Libero di Ai Wei Wei da vita a Palazzo strozzi, che si è reso duttile alle esigenze della cultura non moderna, ma in questo caso post contemporanea , ha arricchito la struttura rendendola viva, donandogli un nuovo respiro internazionale non tralasciando ma anzi evidenziando tutto il retaggio artistico e culturale di una nazione come quella Cinese che conosciamo poco. 

Il caso è molto raro, anche se tutti non lo sanno.Raro,nonostante il diluvio di mostre nella quale rimaniamo sommersi. Perchè di mostre ne fanno troppo, decisamente troppe.
Il livello di guardia è superato, l ho detto più di una volta, ma sento di doverlo ripetere ancora, anche a costo di dare l'esempio di deprecabile lagna. 
E così mi sono allontana di molte leghe da Palazzo Strozzi e la sua bella mostra: più di quanto forse, non fosse lecito. Ma ho dovuto farlo, perchè Ai wei wei induce a pensare, ma soprattutto perche come ho già detto, questa mostra è un caso raro, adempiendo a tutte quelle che sono, a mio dire, le condizioni indispensabili perche una mostra sia non solo accettabile ma auspicabile.



Mariella Casile 




















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