Da Armory Week a MiArt con Piero Atchugarry Gallery. Parte 1



Qualcosa finalmente arriva a Milano, dal Macrocosmo dell'arte internazionale, direttamente per il pubblico di Miart : Artur Lescher. Nato a San Paolo in Brasile, inizia il suo percorso artistico nel 1983. Dedito alle grandi opere monumentali e soprattutto plastiche, Lescher ci permette di viaggiare seppur restando immobili dentro le sue opere d'arte.

Come le vedute ottocentiste, le grandi opere di Artur Lescher predominano lo spazio che abitano.
Artista plastico, dalle grandi opere monumentali, Lescher ci insegna con le sue opere che l'arte ha luogo nei luoghi. E' così che ogni sua opera si origina dai giardini pittoreschi, dal vedutismo ottocentista, ed è anche il luogo dove si esplica l'esperienza spettatoriale di massa che tanto mi porta alla mente quel gran genio di Walter Benjamin, che non so voi ma per anni ne divorai ogni parola scritta.
A suo dire, e mi riferisco a Benjamin, la pratica dello spazio è per l'appunto un'appropriazione tattile più che ottica. Lungimirante e intuitivo fu lui a parlarci per la prima volta dell'installazione contemporanea che spazializza il tempo facendo dell’esperienza spettatoriale una questione di dislocazione spaziale. Ma per fortuna tutte queste teorie, al tempo considerate, alla stregua di eruditi visionari, oggi sono una conditio sine qua non per l'arte contemporanea.
E l'artista di San Paolo Artur Lescher uno degli esponenti più interessanti nel panorama internazionale mi riporta alla mente le teorie del filosofo tedesco studiate anni e anni fa.
Le sue opere monumentali abitano lo spazio, l'architettura diventa una struttura narrativa che connette luogo e desiderio, realtà e opera d'arte, per ogni spettatore il consumo di immagini diventa consumo di spazi. Vedere e viaggiare sembrano inseparabili per  Artur Lescher e mi riferisco all'installazione "INNER LANDSCAPE" realizzata e concepita per gli spazi della Galleria Piero Atchugarry in Pueblo Garzon. Un'opera monumentale pensata appunto per il luogo in cui la rigida geometria ottica viene abbandonata in favore di una mappatura mobile emozionale in cui lo spettatore si perde e si ritrova come fosse in un viaggio in questo spazio fatto di specchi, di superfici tattili percorribili, così che ogni spettatore non rischi di rimanere esterno alla prospettiva dell'installazione ma venga coinvolto ed assorbito come un esperienza empirica ed emozionale.
Le opere di Artur Lescher, e non solo le installazioni , ma anche quelle che ho visto ad Armory Show, essendo tattili, si prestano per essere toccati, esplorati.
 Invitano ad un viaggio interiore che parte dal contatto con l'esterno attraverso l'occhio, passando per tutti i canali sensoriali del corpo e trasformandosi in movimento ed emozione.
Lescher si pone oggi, come uno degli artisti internazionali più interessanti e indagati nel mondo dell'arte, presente nelle fiere d'arte più cool e importanti del panorama artistico non poteva mancare a questa nuova edizione di Miart 2016 presso lo Stand D07 della Galleria Piero Atchugarry  insieme a Brookhart Jonquil, giovane e promettente artista americano che ho avuto la fortuna di incontrare ed intervistare e di cui scriverò a breve



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