Tra Dannazione e Salvezza



Ci sono tante cose di cui vorrei scrivere, ma forse al momento una sola... Una soltanto ma grande ed infinita come il mare. Indicibile, inscrivibile perchè ingannevole è il cuore sopra ogni cosa.
Stamattina mi sono svegliata presto. Al primo rintocco di campane, per essere precisi. Ultimamente il mio sonno è molto più simile ad una lunghissima veglia. Vigile nel sonno, ancora più vigile nel giorno... "le stelle ruotano, il tempo corre, l'orologio suonerà, verrà il giudizio e Faust sarà dannato". Una dannazione terrena eterna da cui davvero solo con le buone azioni e la redenzione dai peccati potremmo salvarci? Non si sà, forse bisogna solo avere fede e la consapevolezza di una coscienza pulita, anche se è per la maggior parte delle volte sbiadita,per non dire tradita.
Lo sapeva bene Tullio che uccide L'innocente, o meglio di lui lo sapeva D'annunzio che quell'innocente lo uccise per mano di Tullio. D'altronde ci dovrebbe essere scritto da qualche parte nel mondo che Caino non è morto ed Abele continua a soffrire. Una dannazione biblica oggi più attuale che mai, come quella di Rigoletto che maledice quella vile razza dannata dei cortigiani e ancora Marullo che non ha pietà di un padre affranto, afflitto in cerca della figlia.  Alla dannazione eterna segue di pari passo la Pietà... e mi viene alla mente Michelangelo Buonarroti che queste strade con le sue opere è riuscito a percorrerle tutte.
Non era di questo di cui avrei voluto scrivere, ma trovo inopportuno scrivere di blande faccende private su un blog di storia dell'arte o delle arti, fate voi. Ultimamente ho la coscienza sbiadita, eppure pensavo con indubbio candore che mai sarei stata colta dal giudizio, che poi è il mio, personalissimo giudizio che fa più male di quello della Santa Inquisizione. Il mio privato Concilio di Trento ha avuto inizio in un tardo pomeriggio senza vento, e da  nessun salvacondotto ancora ho deciso di farmi liberare. Prigioniera di me stessa, il candore lo tengo per me e assai mi sembra inadeguata la pietà. Si fanno delle scelte da cui difficilmente ci si può sottrarre, e ancora mi viene in mente Michelangelo, genio indiscusso, ma dannato, e con questo non voglio di certo millantare di essere un genio, più che altro una "bricconcella" tanto per usare le parole di qualcuno che la mia coscienza l'ha proprio vista sbiadirsi. Un giudizio universale che pesa su di me e invece del michelangiolesco Angelo che, nel suo giudizio universale, si trova in alto su le lunette e detiene gli strumenti della passione, che tanto mi è sempre piaciuto, mi ritrovo alla fine dei tempi a suonare insieme agli altri angeli la mia personale apocalisse. Di una genialità senza pari, il Giudizio Universale è uno di  quei racconti  per immagini che attraversa i secoli e ci mostra la grandezza dell'umanità. Un'umanità schiava dei propri vezzi ma che riesce anche davanti al peccato a farsi grande nell'estenuante ricerca del riscatto. Ma subito mi viene in mente:  ma perchè una volta che si ha peccato con premeditazione andiamo alla ricerca della redenzione? Questo a pensarci bene, nessun quadro lo racconta per immagini..ma d'altra parte le opere d'arte non rispondono alle nostre domande, il più delle volte ci inducono a riflettere e ci lasciano con quelle domande a cui solo noi possiamo rispondere. Pier Paolo Pasolini, tra i miei scrittori il preferito tra i preferiti, scrisse molto sul peccato e sul perdono..... "non ti perdono nemmeno io che vivo di passione" e ancora " Io uccido non convinco.. avrai da Dio perdono, non da me". Certo, un'esilarante contraddizione per una cattolica devota alla continua ricerca della grazia del Redentore,ma d'altra parte questa è la vita,una contraddizione continua.... io sono del parere che a volte bisognerebbe perdonare tutto e tutti, per dimostrarci coraggio e misericordia, e al tempo stesso non perdonarci mai. Ma l'egoismo ci coglie e ci giustifichiamo ad alta voce per autoconvincerci. Pasolini a differenza di Michelangelo però non si perdonò mai, nemmeno in quella lontana notte del 2 Novembre del 1975.In quella lontana notte, come il Faust, a modo suo anch'egli attendeva la sua dannazione, per mano, vogliamo credere, di uno dei suoi tanto amati ragazzi di vita. Solo a morire lì vicino al mare, sulla spiaggia ad Ostia, il cui significato è "Vittima Consacrata" trovato senza forze, senza più ingegno, deturpato come un fantoccio, lo stesso che aveva descritto in uno dei suoi ultimi libri.. descrisse proprio il modo in cui sarebbe stato ritrovato morto, e tutto gli diceva che sarebbe successo. Con i pantaloni sbottonati e l'inguine scoperto su una spiaggia come una vittima consacrata,di notte. Così  fu, forse li aveva istruiti troppo i suoi ragazzi di vita...Delle cause complottiste della sua morte non voglio scrivere, anche perchè lascio queste teorie ad altri dannati, di basso borgo, che cercano su internet consensi. Mi limito al ricordo di una persona che nella vita si sentiva crocefissa l'anima, straordinaria persona che ci mancherà moltissimo per la sua chiarissima intelligenza, per la sua preveggenza, per le cose che ha scritto, per quello che ha fatto : i film , le poesie. Un genio che ci ha lasciato un patrimonio culturale e sociale incredibile. Ed è per questo che lo voglio ricordare semplicemente senza nemmeno addentrarmi al disgusto delle teorie complottiste, perchè un Paese che è capace di uccidere un genio, un poeta è un Paese Malato. In PierPaolo Pasolini vidi il volto della mia gioventù, dai libri ai film alle sue poesie dedicate ad amori negati, fuggiti, riluttanti, peccaminosi a tratti scabrosi. Un suo ragazzo di vita, una sua creatura gli ha tolto la vita, e allora chi tra loro è il vero dannato?
Siamo tutti dannati! Nasciamo nel peccato e percorriamo tutta la nostra esistenza nella speranza della redenzione per salvarci l'anima e vivere nel regno dei cieli. Io sono tra questi e ogni giorno mi affido a nuove preghiere con vecchie speranze di misericordia. Io bricconcella per induzione, mi porgo una frase che prima che a me appartenne a PierPaolo Pasolini, l'unico vero ragazzo di vita : “Qual è la vera vittoria, quella che fa battere le mani o battere i cuori?”

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