Una domenica senza pretese, Parte seconda : Le Folie Baudelaire


Lasciandomi alle spalle le magnifiche sale del Louvre, il memento de La Folie Baudelaire mi coglie, et voilà una "nuova vecchia Parigi" torna nella mia mente, ancora, mentre mi dirigo verso il Marais....
Quello che forse, molti di voi non sanno, è che al tempo un poeta, maledetto non solo per definizione, incontrava la propria mamma, quasi fosse un'amante, di pomeriggio, al Louvre tra un Delacroix e un Ingres, un  David e un Prudhon . 
Questo poeta maledetto aveva un bel nome : Charles Baudelaire.
Parto da lontano con la mente per scrivere de la Folie Baudelaire... un libro ahimè , più che altro, letto solo da alcuni addetti ai lavori . Non ho ancora mai avuto la fortuna di incontrarlo qualcuno che ne abbia letto almeno qualche pagina, nemmeno i miei colleghi universitari ... erano sempre troppo annoiati o troppo eccitati... ma il più delle volte senza un valido motivo che non fosse il nulla.
Ero talmente distante tra loro che gli unici colleghi che ho avuto e di cui tengo vivo il ricordo si contano sulle dita della mano. Una sola.
Divago mentre Saint Beuve è lì, magari al Cafè de Fleur e "inventa" La Folie Baudelaire ... un chiosco magico sulla punta della Kamcatka romantica fatto di ozio,vizi, arte, letteratura e immagini, tante immagini.
La Folie Baudelaire è un libro che mi riporta alla mia prima estate a Parigi... a pensarci bene al tempo ero immersa nella Parigi di tutte le epoche .... il cinema era Nouvelle Vague, e mi sforzavo a tradurre dal mio elementarissimo francese vecchi Chaiers du Cinema e ancora La mia Nouvelle Peinture, il mio Realismo,i miei Salon e Salon De Refus.  Anche la letteratura aveva un delicato sapore Parigino.. avevo letto quasi tutto su Camus, Sartre e Simone DB per non parlare dei poeti che a tratti non decifravo con un sottofondo da Chanson.... tutto parlava di Parigi, penso anche i critici epurati negli anni 60, quando il Louvre fu colto dallo scandalo sulle false teste di Modigliani... ci misero in mezzo anche il povero Ludovico Ragghianti, che di cose ne sapeva parecchie... ma a volte per le opere d'arte bisognerebbe risvegliare il morto o a volte no??? ....
A quel tempo, anche Jackson Pollock era redivivo  a Parigi, grazie alla mostra  curata da Polcari, che per la prima volta, da sempre, indagava finalmente su quali fossero le vere radici dell'Espressionismo Astratto Americano, aiutando così la mia ricerca su questa corrente strettamente legata alla cultura dei Nativi D'america e bla bla bla, iniziata negli Stati Uniti un'anno e mezzo prima... Mi riferisco alla mostra : "Pollock et le Chamanisme" .
Sempre al tempo, il catalogo era introvabile, ma per fortuna, dopo aver setacciato tutti i Gibert di tutte gli arrondissement, lo trovai nascosto tra un Rothko e un libro sulla Pop Art senza nessuna importanza. Per la prima volta, e ancora oggi l'unica, la mostra di Polcari alla Pinacoteca di Parigi rimane la mostra più completa e veritiera mai allestita su un'artista che ha rappresentato, solo per fortuna mediatica, un gruppo di artisti ribelli, torturati sentimentalmente, onesti, nobili e selvaggi, in un'America che li ha demonizzati fino agli anni 2000. Pensate che Lucio Fontana ai tempi disse : "altro che sgocciolamento di Pollock, io creo spazialità".
Ma torniamo al vecchio secolo, alle emozioni della vecchia cara Parigi bohemien che oggi mi colgono, ed io sprovvista di sentimenti li accolgo affinché  possa trasformare in verbo scritto l'emozione di un libro che racconta un'intrecciarsi di storie che in realtà è un hypnerotomachia ... una battaglia d'amore in sogno. diversa da quella  hypnerotomachia Poliphili   a me tanto cara e che lessi durante gli anni del Liceo.
In questo caso non è più il Sogno di Polifilo ma  di Baudelaire, dove un bordello diventa un museo, dove Ingres ci appare simile a un monomaniaco e la modernità che incombeva era di una volgarità senza posa.  Tutti i personaggi più in vista del momento si ritrovano nel sogno, ma c'è anche chi emerge con fortuna... penso a Manet e Degas.
La Folie, se ci pensate bene, è la città di Parigi. Questa città, ormai così diversa, cosi lontana, ma qualcosa arriva da quel micro cosmo, qualcosa che ritroviamo in piccoli dettagli a volte impercettibili.  
Dimenticate i Fiori del Male o Lo Spleen di Parigi, quello che emerge da La Folie, è un Baudelaire critico d'arte,le cui impressioni negative su Ingres, sono di una delicatezza e forza stilistica da interessare di più delle benevoli parole su Delacroix, anche se la frase dedicata a Millet "lo stile gli porta male" vince su tutti.. Forte del credo dell'immaginazione carica di delizie del caos e dell'immensità, Baudelaire viene fuori come un favoloso amante dell'immagine... un'altra contraddizione per lui, che ripudiava ogni forma di iconoclastia mentre con gli occhi avidi addestrava la sua penna a lottare contro ogni forma di rappresentazione plastica. Mai di nulla sazio, il poeta chiede ad ogni uomo che pensa di mostrargli ciò che sussiste della vita partendo proprio dall'oscurità delle cose, capitolo con cui il libro ha inizio...  " c'è un'onda Baudelarie che attraversa tutto. Ha origine prima di lui e si propaga di là da ogni ostacolo. Fra i picchi dei cavi di quell'onda si riconoscono, Chateaubriand, Stendhal, Ingres, Delacroix, Saint Beuve, Manet, Degas, Rimbaud, Mallarme, Lafourge, Proust e altri, come se da quell'onda fossero investiti e per qualche momento sommersi" (pgg 4,5,) . Mi sembra di vederlo il caro,perverso, a tratti irascibile, Baudelaire con il suo taccuino mentre gira per i Salon, che ora  approva ora disapprova il tratto di ciascun artista emergente o affermato che fosse.
In questa hypnerotomachia moderna, anche Diderot e Stendhal hanno la propria parte... Devoto a entrambi... di una devozione insolente,i loro scritti dell'epoca  riecheggiano nella mente di Baudelaire che li assimila, disfandoli e reinterpretandoli...d'altra parte Diderot non aveva propriamente un pensiero, ma la capacità di far zampillare un pensiero...
Questi sono le mie assurde divagazioni mentre attraverso la Senna in compagnia di Agostino, che mi riempie di domande e mi ascolta divertito, ma ancora de la Folie Baudelaire non gli ho parlato ... Non gli parlerò  del sogno che Baudelaire compie, e nemmeno qui ne scriverò, in quanto vorrei che fosse per voi una scoperta, come lo è stato per me un bel po' di anni fa. Questo libro è un atto d'amore, come un'orgia di tante scene ricordate che ci proietta in un mondo che forse solo nei sogni ci può appartenere. 
Leggetelo e riempitevi gli occhi di meraviglie!!!

A Bientot

 












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