Le donne,l'arte, tra ieri, oggi e domani.

Mimose, rose, fiori di qualsiasi tipo per l'8 Marzo.
Io mi sono svegliata rintotita e non é colpa di nessun jet lag.
Tutto un mondo femminile oggi é in festa.
Me ne sto sdraiata e penso che é davvero un po che non scrivo un post. Forse i miei pensieri, gelosi di esistere su pagine pubbliche facilmente reperibili con motori di ricerca,si rifiutano di veder la luce. Ma oggi che le donne, si autocelebrano aspettandosi mimose, auguri e belle parole a me viene in mente che forse avere solo un giorno all'anno non é poi cosí tanto esaltante e anche che forse dovremmo alzare il livello delle nostre aspettative, e che i complimenti, le belle parole e i fiori dovremmo riceverli quotidianamente. Anche le canzoni, perché avere qualcuno che canta per te é sublime specialmente se questo qualcuno é talvolta stonato, ma canta con la voce del cuore.
Siamo donne è vogliamo sicurezza, presenza costante ma soprattutto desideriamo  essere salvate o ancora meglio sentirci sempre protette, perché non é vero che abbiamo bisogno dell'assenza, della solitudine, dell'eterna attesa: non é vero per niente!.
Che paradosso quello che scrivo, se poi lo si rapporta alla realtà in cui le donne si dichiarano indipendenti, emancipate etceter,etcetera e all' infinito etceterali.
Lasciando da parte la mimosa, che qui tra l altro forse nemmeno esiste, visto la vegetazione esotica, mi sono spesso chiesta che ruolo abbiano avuto le donne nell'arte e questo quesito mi ha portata a scoprire cose nuove, facendo vacillare, fino a far crollare certi stereotipi, come, ad esempio, che le donne artiste, specialmente quelle del passato siano state "povere donne", anche perché hanno avuto una straordinaria capacità a gestire il loro destino.... La loro grandezza é stata proprio quella di portare una sostanziale  differenza nella storia dell'arte, perché le donne si scrutano tra loro, e le loro differenti vicende presentano sintonie e affinità che forse, senza vergogna, potremmo definire di genere... E non voglio qui affiancarmi a velleitari ideologismi femministi, ma guardare ai contesti storici che le hanno viste nascere.  Non si erano mai viste, dai tempi di Plinio in poi, una donna pittrice, prima di Sofonisba Anguissola, e una donna scultrice, prima della bolognese Properzia De Rossi.
Donne che hanno una coscienza molto forte,una propria identità, perché non si è artiste se non si è donne di grandissima cultura, acquisita, tavolta, nella biblioteca del padre o del marito, affinando l'immaginazione e la sensibilità sui grandi classici e con gli artisti più affermati del loro tempo. Non potendo frequentare le accademie, fanno degli ambienti familiari, dei monasteri la loro accademia.
Mi viene anche un 'altro pensiero, ovvero che l'arte è donna, e questo sin dall'inizio dei tempi.
Una leggenda antica come il Simposio  Platonico é quella della fanciulla di Corinto, in cui gli antichi Greci attribuivano l'invenzione della pittura ad una donna innamorata, la figlia di Butade, un vasaio di Corinto, che per conservare un ricordo del suo amato in procinto di partire, ne aveva tracciato sul muro il ritratto, ricalcando la silhouette del suo profilo proiettata dalla luce della lucerna sulla parete.
Dunque vorrei sfatare l'idea che le artiste siano povere derelitte, non capite e non amate.
Con  sorprendente abilità hanno affermato il loro valore in condizioni molto difficili di mercato e di competizione. Hanno inventato una loro strategia per un autoritratto al femminile, che ha conquistato il mercato e per interpretare il sacro hanno utilizzato la loro esperienza di mogli, amanti o di madri. Si tratta di una forte affettività mistica, che, pur con differenze, soprattutto di stili, si manifesta lungo vari secoli, e si ricongiunge con molte artiste attraversando i secoli dal 500 all'800 fino ai giorni nostri.
La donna non ha paura di trasferire nell'arte esperienze di vita sentimentale e affettiva. Fino all'ottocento, questo rapporto tra arte ed esistenza é stato propro la loro forza, la loro grandezza. Nel Novecento ,però, cambia la situazione antropologica, la donna non vive più in quel fortino domestico ed entra nella società. Quindi, le caratteristiche affini, pur nella loro diversità, delle artiste precedenti vengono colte con più difficoltà. Ma scavando in profondità, scopriamo, poi, che un genere femminile é entrato nell'arte. Una specificità si è affermata nella creativita artistica e nel modo di interpretare il sacro e il profano.
Le donne non potevano presentare il nudo femminile, ma sono stati scoperti nudi erotici realizzati da Lavinia Fontana, sebbene venisse considerata donna casta, apprezzata da Papa Gregorio XIII.
Crollando gli stereotipi, dunque,l'analisi e la documentazione storica vengono sollecitate a far emergere la donna straordinaria che é l'artista. Un'artista che tra la scrittura e la pittura trova la sua identità. Avete mai avuto l'occasione di leggere la deposizione di Artemisia Gentileschi al processo in cui fu costretta a raccontare, davanti ai giudici pontifici, lo stupro avvenuto nella stanza della casa paterna? Ebbene, c'e già la "Giuditta e Oloferne" nella versione degli Uffizi. Una sera leggevo la deposizione, sembrava di avere davanti agli occhi il dipinto di Artemisia.
Artiste che raccontano la propria vita con una libertà talmente sorprendente che la società ha ingessato e fatto delle icone.
Penso che bisognerebbe togliere l'aurea leggenderia e osservare la loro verità di confessarsi donne, in contesti storici e politici talmente differenti che non impedisce di dialogare tra loro a differenza dei secoli che li divide, perché mantengono una solidarietà fortissima che significa essere se stesse nell'arte.
Mi viene in mente, abbandonando il mondo classico di Sofonisba e Artemisia, la vicenda della più contemporanea Lee Krasner. Singolare come la rivista americana Life nel 1958, la definisca come "Signora Jackson Pollock" e al contempo come la migliore allieva di Hans Hoffman.
A quel tempo autonomia artistica e identità femminile erano inconciliabili.
Il suo talento artistico fu sacrificato dal suo essere donna ma soprattutto moglie di un "grande artista", tanto da dichiarare che al tempo,che Pollock rispettasse il suo lavoro era il massimo che si potesse pretendere.
Oggi però, come ieri, non tutto è perduto. E questa mia riflessione, nel giorno che dovrebbe appartenere a tutte le donne per sentito dire e non perché davvero lo sentiamo nostro, mi rimanda alla mente se sia davvero opportuno sviscerare tra i meandri della storia dell'arte sino ad arrivare ad oggi.. E me lo chiedo perché il vuoto generazionale degli ultimi vent'anni è talmente forte che la maggior parte di tutto ciò che ci circonda lo trovo cosí noioso, banale e le azioni fatte,poi, senza un briciolo di cognizione di causa. Si grida alla parità dei sessi, all'emancipazione, ma ahimé sono solo parole. Le donne esistono a prescindere da una data su  un qualsiavogia calendario, occorre solo prenderne coscienza.
Occorre che queste donne contemporanee sii amino e si rispettino proprio alla maniera di Artemisia, Sofonisba etc etc..
Trovo le artiste del 500, e dei secoli successivi molto più attuali e libere di quelle post contemporanee.
Non tutte ovviamente!
Ho la fortuna di conoscere donne nell'arte di oggi, e di cui vi parlero nei futuri post, che sono davvero libere di esprimere se stesse nell'arte, che si amano e si rispettano. Che hanno quella consapevolezza orgogliosa che qualsiasi cosa si faccia porterà il marchio : "femminile",  e che ammettono di voler scegliere tra carriera e maternità. Perché anche questo è importante nella vita di una donna, artista o non che sia. Non ci si può affermare nella vita pubblica, se non ci sia ama profondamente e se non si é soddisfatti della vita affettiva. D'altra parte vi ho raccontato come è nata la storia dell'arte... È nata per un atto d'amore. E mi dispiace per tutte quelle pseudo artiste di oggi, ma anche semplicemente per tutte quelle donne che non sanno e se sanno, sanno male di quello che dovrebbe essere la storia di grandi donne vissute prima di noi, che si sono battute affinché oggi potessimo avere la libertà di vivere come donne che si amano e si rispettano e creano valore. Questo pero, è un pensiero più generale rispetto a quello dell'evoluzione/involuzione nel mondo artistico culturale.
Vi direi di leggere il libro sulla vita di Camille Claudel, amante e allieva di Rodin, ma so che non lo farete..
Quindi vi induco a posare la mimosa e fare un giro anche sul mondo di internet e guardare il lavoro di George O'keffee o ancora meglio, prima, andare a scoprire chi furono le Guerrilla Girls che con minigonne e maschere da King Kong irrompevano nei favolosi anni '80 del Novecento al Moma di New York, per attaccare la coscienza sporca del mondo dell'arte.
Mi congedo chiedendomi ad alta voce : se è vero che ogni epoca per trovare la propria idenità e forza ha inventato un idea diversa di classico, cosa c'e di classico oggi e che ruolo hanno le donne in tutto ciò? Il genere femminile sta progredendo regredendo?

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